Cantami o TikTok
Tiktok lo usano sia gli ucraini che i russi. Questi ultimi sono spesso dei collage di video con Putin: Putin in mimetica, Putin con gli occhiali da top gun, oppure Putin che gioca a hockey su ghiaccio, o vogatore in canoa, o anche Putin in giacca e cravatta; comunque Putin, alternato e mescolato al tricolore bianco-blu-rosso, alle aquile, alla lettera V e ovviamente alla lettera Z, e ad alcuni (pochi) carri armati.
I tiktok degli ucraini direi che si possono dividere a grandi linee in base al genere: quelli dei ragazzi e quelli delle ragazze.
Per quanto riguarda i maschi, sono tutti soldati; non so se lo erano anche prima, o se magari qualcuno di loro lo è diventato per forza di cose adesso. Fatto sta che ora sono soldati veri con armi vere. E che fanno?
Ballano.
Fanno balletti scemi, ridono, sculettano, moonwalkano al suono di qualche macarena slava virale. Poi sparano, poi di nuovo ballano davanti a qualche prigioniero imbavagliato, poi accarezzano qualche gattino, qualche cagnolino, poi mostrano i loro orsacchiotti di pelouche accanto alle granate, e ridono sempre: ridono e fanno il cuore con le mani, fanno le corna e agitano in aria i loro lanciarazzi come fossero chitarre elettriche. Poi per un attimo si fanno seri, alzano il pugno come eroi della Resistenza. E poi ricominciano a fare stronzate davanti al cellulare.
Hanno tutti il passamontagna, e la gopro montata sull’elmetto per fare video più belli.
E allora boh. Io non so cosa pensare, ma di sicuro un popolo così ha già vinto tutto, qualsiasi cosa succeda.
I tiktok delle ragazze, a loro volta, sono di due tipi. Ci sono quelli della vita fra le bombe, nel rifugio sotterraneo: si fa colazione, si gioca con il cane, si esce a fare una passeggiata, si vedono edifici distrutti, cinema distrutti, luoghi familiari distrutti. Tutto questo accompagnato da ricorrenti “Grazie Putin!”; e ancora e sempre, balletti cretini su musichette cretine.
Ma la maggior parte di loro adesso sono ufficialmente refugees, profughe, in Romania o Polonia o Germania o Italia o in qualche altro paese europeo. E vedi un po’, gli unici tiktok tristi sono questi: bandiera gialla e blu dappertutto ovviamente, e immagini delle manifestazioni di piazza, e cuori spezzati, e passaporti esibiti, ma soprattutto paesaggi bellissimi dell’Ucraina.
Infatti in questi video tristi ci sono musiche tristi, e una su tutte: Another love di un tale Tom Odell, un biondino inglese del quale non sapevo nulla. E chissà perché le ragazze ucraine hanno riscoperto in massa proprio questo pezzo di 10 anni fa, e chissà perché lo usano come se fosse il loro nuovo inno nazionale.
Che è peraltro il pezzo meno nazionalistico che si possa immaginare: il cantautore piagnucola per una ragazza che gli piace, ma non riesce a lasciarsi andare perché “all my tears have been used up on another love, another love”. Insomma ha sofferto troppo in passato, e la prossima paga per tutte. Soltanto nel finale c’è una rabbia in cui forse ci si può identificare: “And if somebody hurts you, I want to fight / But my hands been broken one too many times / So I'll use my voice, I'll be so fucking rude / Words, they always win, but I know I’ll lose”.