Il mondo in una Valle - Grazie al taz
E voi in agosto ci siete stati, al cosiddetto “rave” di Mezzano? Neanch’io, però ho pensato dai, meno male che sparlano tutti di quello così a noi ci lasciano in pace. Me ne stavo infatti all’estremo nord della Sardegna; in questa Valle della Luna che negli anni ‘60 venne occupata da quelle che allora si chiamavano comunità hippie, e da allora, attraverso le generazioni, è rimasto di fatto una zona franca dalla legge italiana. Negli anni ‘90 poi andava di moda questa teoria delle TAZ (Temporary Autonomous Zone), le “zone temporaneamente autonome” secondo cui le rivoluzioni sono SEMPRE una fregatura, e tuttavia l’organizzazione sociale strutturata si può rovesciare almeno in uno spazio e per un tempo limitato: e in questo caso lo spazio è sicuramente piccolo, ma la zona “temporanea” è autonoma ormai da mezzo secolo quindi caspita, esperimento senz’altro riuscito.
Ovvio che non tutto sia sempre andato liscio. Mi raccontano che anni fa la polizia spesso veniva, sgomberava, multava (per il camping abusivo) e sequestrava (le sostanze proibite); ma questo era dovuto più che altro al fatto che le comunità dei residenti si erano allargate un po’ troppo e avevano finito per considerare la valle una specie di loro proprietà, respingendo con le cattive chi magari voleva solo farci un giro random. Fatto sta che adesso sembra abbiano raggiunto l’equilibrio: nessuno rompe le scatole ai fricchettoni che se ne stanno qui per periodi più o meno lunghi, e nessuno rompe le scatole ai turisti della domenica.
Del resto quando arrivo, sono un turista della domenica pure io. Un turista abbastanza in ansia. Gli amici che mi hanno dato un passaggio fino all’inizio del sentiero, prima di lasciarmi con le celebri parole VAI VAI LA VALLE È DA QUELLA PARTE, mi hanno già provveduto ad avvisare sui problemi legati all’acqua (non ce n’è), al cibo (non ce n’è) e al vento (ce n’è troppo). E si sa, uomo avvisato mezzo terrorizzato. Quindi mi sono rifornito di bottigliette (una cassa), frutta fresca, frutta secca, datteri, barre di sesamo, formaggi, cracker, tutto non salato perché appunto sarebbe una pessima idea contribuire alla sete che ha comunque già buone probabilità di uccidermi. E tutta quella roba si aggiunge evidentemente al mio bagaglio. Insomma, quando mi inoltro, sembro un attaccapanni a cui hanno appeso zaini da ogni angolo possibile: davvero l’ideale per fare l’acrobata sui sassi e i massi del luogo.
Eppure tra tutte queste cose che mi porto addosso, manca una tenda; quindi, in vista dell’unica notte che passerò qui prima di fuggire a gambe levate, la mia preoccupazione principale è trovare un posto dove dormire. “Cerca una grotta”, mi avevano detto. Anzi “Cerca le grandi grotte, lì è ampio e comodo, ci dormono anche in venti in una grande grotta”. Ottima idea, anche perché in compagnia di molte altre persone non dovrebbe potermi succedere nulla di troppo tragico. E così, una volta arrivato a quello che capisco essere l’ingresso alla Valle della Luna (ovvero “la Prima” cala, come imparerò poi), inizio a cercare le grandi grotte. Prendo la direzione a destra, inizio ad arrampicarmi come un appendiabiti da cui pendono zaini, cerco di qua, cerco di là, ogni tanto respiro e guardo il mare davanti con la Corsica vicinissima (nel frattempo un sms di Ho decide di esagerare, dandomi il benvenuto in Francia) e non trovo niente. No grandi grotte. Soltanto una buca piccolissima dove chissà, accovacciandomi ben bene, potrei anche riuscire a infilarmi: nel dubbio la riempio con il cibo e le bottigliette, così intanto inizio a liberarmi della zavorra, e tengo occupato il buco nel caso qualche altro umano o cinghiale avesse la mia stessa idea. Beh. Alla fine di grotte non ne trovo (o comunque non libere, non il primo giorno, non raggiungibili senza scalate che superano le mie capacità) e va a finire che stendo il sacco a pelo in una diciamo “semigrotta”, cioè sotto una tettoia di granito in quella che poi imparerò essere “la Terza” cala. La più bella, effettivamente, cioè quella dove tutti vanno di giorno per fare il bagno; ma per dormire non ci resta quasi nessuno da quanto è umida. A parte il sottoscritto che ci ha passato la prima notte, poi la seconda, poi la terza, poi tutta la settimana.
Considerata la vista su mare, cielo, e stelle cadenti, non troppo male dopotutto. Che poi il mare qui è tipo il mare, cioè IL MARE, che bisognerebbe inventare una parola apposta perché fa impallidire qualsiasi altro “mare” io abbia mai visto almeno in Italia. E che è poi circondato da queste fortezze di sassi arrotondati che rendono la vita in Valle un continuo arrampicarsi su, e poi scendere, e spogliarsi, e fare il bagno. Eppure, come sempre nei luoghi che amiamo, il vero spettacolo sono gli esseri umani; e io sono un cretino perché all’inizio pensavo che avrei etichettato tutti tranquillamente nella categoria fricchettone da Montagnola, per dire le mie aspettative. Invece mi sbagliavo, oh se mi sbagliavo, mi sbagliavo tanto che qui ci si potrebbe scrivere un’enciclopedia del ventunesimo secolo. In Valle ho conosciuto gente che vive nel bosco e gente che vive di criptovalute, ho incontrato woke, radical chic, scrittori, musicisti, danzatori, videoartisti, registi, psicologi, intellettuali di ogni tipo, biologi marini e appassionati di intelligenza artificiale, o meglio, spesso studenti di tutte queste cose dato che sono in media under 25 (a riprova – per contrasto – che la mia generazione di complottisti da divano è totalmente fottuta). Ma soprattutto poi ho incontrato GLI ALTRI, i non-intellettuali saggi, quelli che hanno già capito come funziona il giochino di rivestire con le culture più sfavillanti quel povero romantico ego che ci domina; e semplicemente scelgono di non giocarci. Sono loro, infatti, i miei nuovi maestri.
A parte questo, certo, è anche pieno di gente che si droga come se non ci fosse un domani.
Buona domenica