Biancaneve e il vaccino avvelenato
Conosco una persona che se le porgi la salvezza su un piatto d’argento, la rifiuta.
E più tu insisti che le farà bene, più quella ti guarda male, sospettando che ci sia sotto un inganno: un pericoloso mistero, un inconfessabile interesse che ti spinge a offrirgliela.
Del resto, pensa quella persona, se tu non avessi qualcosa da guadagnarci, perché mai dovresti offrirle la salvezza? E soprattutto, perché gratis?
Quella persona è il popolo italiano.
Mi piacerebbe dire che il mese scorso abbiamo assistito alla più grande psicosi collettiva del secolo: nel senso che, mi piacerebbe parlarne al passato. Ma forse ci siamo ancora in mezzo. Di certo abbiamo visto riveriti giornalisti esprimere la loro più grande meraviglia di fronte alla fuga da astrazeneca, li abbiamo visti guardarsi intorno fischiettando come se loro non c’entrassero niente e ripetere: ma dai, c’è una psicosi? E chi è stato? Eppure noi abbiamo detto e ripetuto che il vaccino era sicuro, che non c’era nessuna correlazione, che non bisognava farsi prendere dal panico.
Eh già.
Ripeti mille volte al giorno a una persona (ricordiamoci, quella persona di cui dicevo all’inizio) “non bisogna farsi prendere dal panico”, “non bisogna farsi prendere dal panico”, “non bisogna farsi prendere dal panico”, ripetilo nei telegiornali, nelle aperture a nove colonne sui quotidiani, ripetilo nei programmi di approfondimento in radio. Fallo ripetere a tutti gli italiani, uomini e donne, preti e generali, politici e immunologi, gente importante e gente comune, che non bisogna farsi prendere dal panico.
E poi, nonostante le mille volte che hai rassicurato quella persona che “non bisogna farsi prendere dal panico”, scopri che si è effettivamente fatta prendere dal panico. Ma guarda.
Ci tengo a rimarcare che quella persona sono “gli italiani” perché - se la questione astrazeneca è stata globale - è soprattutto qui che è scoppiata così fragorosamente la bomba emotiva. E ci sta, perché le differenze nazionali esistono ancora, esistono eccome, e noi non siamo gli inglesi: noi siamo quella persona appunto. E i giornalisti lo sanno.
Buona domenica.