Passando da Malcolm X attraverso Gandhi e quel santo di cui non ricordo il nome
Tanti tanti giorni fa (eravamo ancora in epoca arancione) avevo contribuito a scrivere la voce italiana di wikipedia sulla Cancel culture, e comunque era ancora molto poco. E mi dicevo: che strano, come mai non ne parla nessuno, prima o poi troveranno pure un mostro da sbattere in prima pagina. Poi voilà, da marzo a oggi se ne sono occupati praticamente tutti da Gramellini a Zerocalcare: da chi ci ha tuonato che non si può più dire niente e ormai viviamo nella dittatura del politicamente corretto, a chi ha spiegato che semmai è tutto all’incontrario e che ormai si può dire anche troppo, e che questa attuale libertà di insultare le minoranze è una vergogna che va solo a vantaggio delle categorie dominanti. Bene.
Se non siete abbastanza vecchissimi da ricordare la versione originale di Penso Positivo, forse non avete notato che quando Fulminacci l’ha eseguita quest’anno a Sanremo, nella serata delle cover, ha tagliato quella famosa parte.
Sì, quella sull’unica grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa. E che per il Jovanotti del 1993 comprendeva Malcolm X, Gandhi, San Patrignano e l’anonimo “prete in periferia” che andava avanti “nonostante il Vaticano”.
Una lista che aveva suscitato parecchie perplessità già all’epoca, figuriamoci 30 anni dopo. Non certo per Gandhi e Madre Teresa, ovviamente. Non tanto per Che Guevara e Malcolm X, due icone così sbiadite da essere ormai incapaci perfino di suscitare polemiche. Ma certamente per il Vaticano – di cui nessuno sano di mente oggi si sognerebbe di sparlare durante un evento televisivo di questo calibro – e soprattutto, per San Patrignano.
All’epoca, ricordo bene che Vincenzo Muccioli bisognava odiarlo. Non dico criticarlo, o contestare i suoi metodi, o al limite anche arrestarlo per non avere rispettato le leggi italiane. Muccioli era oltre: con lui non era un fatto di opinioni, ma di emozione. Bisognava odiarlo anche perché dall’altra parte quelli che lo amavano erano la brutta gente che stava dalla parte sbagliata, c’erano quelli del PSI, c’era Red Ronnie, c’era la famiglia Moratti, c’erano più in generale i proibizionisti e quindi LA BORGHESIA! L’IPOCRISIA! IL MALE!!
La cosa incredibile di questa vicenda è che a 30 anni di distanza, l’alone intorno a Sanpa sia rimasto lo stesso, anche dopo la serie di Netflix che sicuramente dava del fenomeno una lettura molto più laica e distaccata. Perfino paradossale che all’epoca Jovanotti passasse tranquillamente in radio con quel pezzo tutto intero, mentre un giovane d’oggi (che potrebbe essere il suo bisnipote ormai) non se la senta di fare altrettanto. Così Fulminacci ha tagliato e bisogna dire che se l’è anche cavata bene, senza farlo nemmeno notare, sostituendo la lista incriminata con un surreale intervento di Valerio Lundini.
Non sempre la cancel culture è così elegante, non sempre è una serata di gala, ma non è certo priva di una logica: alla fine si tratta di “proteggere” gli oppressi dagli oppressori, togliendo di mezzo a tutti quanti un contenuto problematico. Come ha sempre fatto anche la censura, del resto. Come sempre con le censure, ci sarà ogni volta qualcuno più sgamato o più informato che aggira la cancellazione e recupera il contenuto originario, magari per sottoporlo a un vaglio critico e avvicinarsi alla versione reale di quella canzone / film / personaggio storico. E ci sarà ogni volta una maggioranza più pigra che si trova di fronte la versione edulcorata, pulita, non offensiva, e non problematica, credendo che quella sia l’originale. Sempre meglio del complottismo che ha dominato il decennio scorso, no?
Una cosa comunque è certa: quando qualcuno ti spiega che i cancellatori non esistono, significa che il cancellatore è lui.
Buona domenica.